Sparò ad un carabiniere. “Deve andare in comunità”
Le carte messe insieme dal legale testimoniano che il domenicano, in possesso della cittadinanza italiana e in regola con i documenti, ha alle spalle una storia dl tossicodipendenza lunga 10 anni. Una storia dl dipendenza certificata da una diagnosi di “disturbo psicotico da trattare necessariamente con terapia a base farmacologica e con psicoterapia da svolgere presso strutture specializzate”.
La sera prima della sparatoria andata in scena in via Curio Dentato, a casa di Miguel era arrivata l’ambulanza del 118. A chiedere l’intervento sanitario era stata la compagna, terrorizzata per i suoi atteggiamenti fuori controllo.
L’ambulanza però se ne andrà via perché lui rifiuterà qualsiasi tipo di cura. Quella notte la compagna del dominicano l’ha passata con il figlio in tenera età dentro una camera chiusa a chiave. La mattina seguente lui perderà il controllo solo perché una pattuglia della Volante gli chiede i documenti.
Ed è un miracolo se il far west non lascerà esiti drammatici visto che quella pistola aveva ancora dieci colpi. “E’ ancora da chiarire come quella pistola sia finita in mano a lui ed è una fortuna che siano riusciti a togliergliela in tempo” si limita a dire il suo legale.
La certezza è che quell’arma caduta sull’asfalto mentre sei uomini delle forze dell’ordine tentavano di bloccare la furia dì un malato psichiatrico imbottito di un mix di cocaina, anfetamine e cannabinoidi, è stata impugnata da Miguel con l’unica mano libera. Un miracolo che quei cinque
colpi sparati a caso non abbiano provocato una strage.