La condanna del Ministero della Difesa
Il Consiglio di Stato ha confermato la condanna del Ministero della Difesa – Arma dei Carabinieri al pagamento della somma di 280.000,00 a titolo di risarcimento dei danni subiti da un ex Appuntato CC che nell’anno 2001, all’età di soli 35 anni, era illegittimamente congedato dal servizio.
Il ricorso
Il militare ha proposto nel 2018 ricorso davanti al TAR Friuli Venezia Giulia, lamentando un grave errore diagnostico da parte della Amministrazione, che ha portato quest’ultima prima a dichiararlo temporaneamente non idoneo al servizio e a collocarlo in aspettativa per una infermità ritenuta poi inesistente (e quindi erroneamente diagnostica), e successivamente ad emettere un provvedimento di cessazione dal servizio infermità per superamento del cd. periodo di comporto.
La sentenza del TAR di Trieste
Il TAR di Trieste, con sentenza integralmente confermata dal Consiglio di Stato, ha riconosciuto la responsabilità dell’Arma dei Carabinieri, quale “datore di lavoro”, riconoscendola responsabile sotto un duplice aspetto: da un lato per essere incorsa in un grave errore diagnostico (in conseguenza del quale era diagnosticata al militare una grave patologia risultata poi del tutto inesistente) dall’altro per avere collocato il militare in aspettativa per tale patologia facendogli maturare, per inefficienze interne, un periodo di assenza dal servizio superiore al periodo di comporto, con conseguente provvedimento di cessazione dal servizio.
Il patema d’animo e la sofferenza psichica
Il Tar Friuli Venezia Giulia, e poi il Consiglio di Stato, hanno riconosciuto il “patema d’animo e la sofferenza psichica che tali circostanze hanno cagionato al ricorrente, nonché i riflessi esistenziali negativi dalle stesse prodotti, atteso che per fatti ascrivibili all’Amministrazione è stato espulso ancora in giovane età dal mondo del lavoro e ingiustamente ostacolato il libero esercizio dell’attività lavorativa stessa da parte del medesimo, con tutto ciò che ne deriva anche ai fini dello sviluppo della sua persona”.
Il militare è difeso dallo studio legale Patrizia Pino