RIFIUTI, L’ESERCITO È SOLTANTO LA MASCHERA DI COMODO
(di Gianluca De Feo per Repubblica) – Avanti march! L’ipotesi di schierare l’Esercito nella Terra dei Fuochi sembra utile solo per uno scopo politico: tentare di riappacificare Di Maio
e Salvini, offrendo una “risposta muscolare” — parole del ministro Sergio Costa — che nasconda le tensioni del governo.
Ma si tratta di una misura a dir poco effimera. Anzitutto il premier Conte pare dimenticare che i militari nella Terra dei Fuochi ci sono già. È dal 2008 che agiscono contro i trafficanti di immondizia, con un intervento reso permanente dal governo Renzi nel 2014. Da allora tutti i giorni viene garantita la presenza di cento soldati nell’area più calda di roghi e inquinamento.
Aumentare questo presidio servirà a poco, perché i problemi sono molto più vasti. I battaglioni non possono risolvere la precarietà del sistema di gestione dei rifiuti in Campania.
A Napoli c’è una crisi annunciata, quella che verrà provocata entro due mesi dalla chiusura per manutenzione di gran parte del termovalorizzatore di Acerra, l’unico della regione e che incenerisce oltre metà dell’immondizia campana. In più a rendere drammatica la situazione c’è il blocco delle importazioni deciso dalla Cina, che nello scorso decennio era diventata la grande discarica dell’Occidente. Gli scarti italiani non possono più prendere la rotta dell’Oriente. E non trovano
più sbocco neppure negli impianti austriaci, tedeschi o cechi: ora smaltiscono la produzione dei loro paesi che prima finiva in Cina e non hanno più spazio.
Si calcola che la muraglia di Pechino abbia provocato in Italia un accumulo di oltre due milioni e mezzo di tonnellate, quasi tutti residui plastici e cartacei. I roghi dell’ultimo anno riguardano soprattutto questi rifiuti, accatastati in migliaia di capannoni vuoti di tutta la Penisola: gli incendiari colpiscono dovunque e si accaniscono in particolare sulla pianura padana.
Lì infatti – e lo confermano le ultimissimeindagini della procura di Napoli – finiscono sempre più spesso gli scarti della Campania, trasportati da aziende in regola che poi li fanno sparire nel nulla.
La Terra dei Fuochi non è più confinata al “triangolo della morte” tra Napoli e Caserta, che oggi è molto più sorvegliato del resto d’Italia: nelle altre province campane, nel Lazio, in Lombardia e in Veneto ci sono stati più di 300 incendi.
Un’emergenza nazionale che richiederebbe una riflessione sul destino ambientale del Paese, senza le speculazioni politiche di Salvini e gli slogan velleitari di Di Maio. Insomma, ci vorrebbe qualcosa di serio e concreto.
E non l’ennesima parata di militari chiamati a risolvere i problemi che nessuno vuole affrontare.
Nascondere la spazzatura sotto il tappeto è più facile che pulire.
Ma oggi non c’è più spazio, neppure sotto al tappeto. (La Repubblica)
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