SUPU: L’ex Ministro Trenta nel centro del mirino. “Voleva diventare una 007”

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L’ex Ministro Trenta nel centro del mirino. “Voleva diventare una 007”

E’ quanto riporta oggi ‘Il Giornale’ evidenziando: “Che la Trenta avesse contatti nel mondo dell’intelligence per via familiare era noto: suo marito è un ufficiale dell’esercito che ha lavorato a lungo alle dipendente del generale Giovanni Caravelli, attualmente vicedirettore dell’Aise (l’ex Sismi). Ma evidentemente alla Trenta non bastava: voleva per se stessa un futuro da agente segreto in prima persona. Un atto interno all’Aise, che il Giornale ha a sua disposizione e di cui ha verificato l’autenticità, racconta che Elisabetta Trenta fece domanda di assunzione all’Aise all’epoca in cui gli 007 esteri erano guidati dal generale Alberto Manenti”.

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“La Trenta – prosegue l’articolo- riuscì a fare prendere in esame la sua candidatura, superò il primo scoglio e quando era a un passo dall’arruolamento si scontrò sull’ostacolo più banale, il colloquio psico-attitudinale. Si tratta dell’esame cui tutte le aspiranti spie devono sottoporsi anche nel caso (come quello della Trenta) che non siano destinate ad attività operative sul campo o a infiltrazioni. Si tratta di verificare parlando con psicologi e psichiatri se i candidati abbiano la solidità caratteriale per reggere una professione comunque complessa. E la Trenta viene bocciata“.

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“I documenti dell’Aise – rivela ‘Il Giornale’ – dicono che alla dottoressa fu offerta a quel punto una sorta di premio di consolazione: l’assunzione come ‘articolo 7’. L’articolo prevede una assunzione a tempo, per seguire progetti specifici alle dipendenze dirette del capo dell’agenzia. Quando il direttore cambia, gli ‘articoli 7’ cessano automaticamente il servizio. E questo spiega perché la Trenta declina l’offerta: il suo referente sarebbe stato Manenti, il cui mandato alla testa dell’Aise era in scadenza. Appena il tempo di cominciare, e sarebbe rimasta a casa”.

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